sabato 25 febbraio 2012
martedì 8 marzo 2011
venerdì 10 dicembre 2010
martedì 28 settembre 2010
giovedì 23 settembre 2010
giovedì 9 settembre 2010
venerdì 13 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
martedì 27 luglio 2010
mercoledì 21 luglio 2010
domenica 4 luglio 2010
martedì 22 giugno 2010
sabato 12 giugno 2010
venerdì 4 giugno 2010
lunedì 31 maggio 2010
giovedì 27 maggio 2010
venerdì 21 maggio 2010
Pescheria, Catania
Sotto i tendoni coloratissimi i pesci spada urlano ad ogni passante dicendo: Svegliati! Imbracciami! Combatti! Ma nessuno vuole sangue fuori dagli schermi televisivi. Nessuno vuole sangue giusto. Nessuno vuole qualcosa di diverso da Cogne o Garlasco. Vogliamo qualcosa che ci faccia arrabbiare senza fatica, dicono. Vogliamo ciò che ci vendono porta a porta, dicono. Ok.
E dormono ad occhi aperti davanti alla tivù. Oppure sognano di andarci. Oppure fanno entrambe le cose, a volte persino contemporaneamente. Un multitasking mediatico. C’è chi le vuole così bene da chiamarla con un simpatico nomignolo: tele. Sto davanti alla tele, hai visto stamattina la tele, l’hanno detto alla tele, c’è quel bonazzo alla tele. Anche io subisco il potere della tele. La tele mi ha sempre messo strane idee in testa. La tele mi devia i pensieri verso la distruzione. Quella del vicino di casa ad esempio, che vedo dardeggiare fluorescente e sbraitare a tutto volume dalla finestra di fronte alla mia, mi ispira sentimenti di esplosione; mi devo sempre contenere dall’afferrare la pistola dal cassetto e dal puntarla contro la sua tele per farla saltare in aria come un animale elettrico. Purtroppo l’ispirazione parte sempre dal prendere la pistola dal cassetto e mai dal mettere una pistola nel cassetto, così tutte le volte che cerco una pistola non ne trovo mai una a portata di mano. Io vado per pulsioni immediate, il mio cervello è troppo pigro e troppo ingordo per agire per premeditazione. Mi viene un incontenibile desiderio di andare nel salotto del vicino scavalcando dalla finestra, di afferrare la tele senza nemmeno spegnerla né dire una sola parola, mettermela sottobraccio, andarmene, sentire il rimbalzo risucchiante del cavo che mi sono scordata di staccare, staccarlo, raccogliere il telecomando che nel frattempo è caduto, e andarmene.
E dormono ad occhi aperti davanti alla tivù. Oppure sognano di andarci. Oppure fanno entrambe le cose, a volte persino contemporaneamente. Un multitasking mediatico. C’è chi le vuole così bene da chiamarla con un simpatico nomignolo: tele. Sto davanti alla tele, hai visto stamattina la tele, l’hanno detto alla tele, c’è quel bonazzo alla tele. Anche io subisco il potere della tele. La tele mi ha sempre messo strane idee in testa. La tele mi devia i pensieri verso la distruzione. Quella del vicino di casa ad esempio, che vedo dardeggiare fluorescente e sbraitare a tutto volume dalla finestra di fronte alla mia, mi ispira sentimenti di esplosione; mi devo sempre contenere dall’afferrare la pistola dal cassetto e dal puntarla contro la sua tele per farla saltare in aria come un animale elettrico. Purtroppo l’ispirazione parte sempre dal prendere la pistola dal cassetto e mai dal mettere una pistola nel cassetto, così tutte le volte che cerco una pistola non ne trovo mai una a portata di mano. Io vado per pulsioni immediate, il mio cervello è troppo pigro e troppo ingordo per agire per premeditazione. Mi viene un incontenibile desiderio di andare nel salotto del vicino scavalcando dalla finestra, di afferrare la tele senza nemmeno spegnerla né dire una sola parola, mettermela sottobraccio, andarmene, sentire il rimbalzo risucchiante del cavo che mi sono scordata di staccare, staccarlo, raccogliere il telecomando che nel frattempo è caduto, e andarmene.
lunedì 17 maggio 2010
domenica 9 maggio 2010
giovedì 6 maggio 2010
domenica 2 maggio 2010
mercoledì 28 aprile 2010
sabato 24 aprile 2010
sabato 17 aprile 2010
giovedì 15 aprile 2010
sabato 10 aprile 2010
martedì 6 aprile 2010
sabato 3 aprile 2010
Fabbrica di mattoni, Scicli
Una fabbrica di mattoni è un luogo ricorsivo, tautologico, parossistico: vi si fabbricano cose necessarie a fabbricare: fabbrica, da faber, come l’homo, come l’artefice, come chi attivamente agisce, modifica, fa muovere cose e persone. Fare per fare, agire per agire, creare per creare. E un uomo a guardare ciò che ne resta. Lui, calzoni corti e berrettino, è in viaggio, quindi cerca, si meraviglia. Magari di un movimento ormai fermo, un rumore ormai silenzioso, un costruire ormai distrutto, solo ruderi a parlarne. Ma comunque bello agli occhi. E la fabbrica di mattoni si trasforma in fabbrica di immagini. E mentre il nostro viaggiatore si chiede magari in quale luogo siano stati fabbricati i mattoni usati per fabbricare la fabbrica di mattoni, noi da qui a congetturare, a divagare, e il tutto a sua insaputa, il tutto alle sue spalle.
venerdì 2 aprile 2010
sabato 27 marzo 2010
sabato 20 marzo 2010
Mercato del Capo, Palermo
Siamo appena sulla soglia di una chiesa, marmi e incenso ancora negli occhi e nel naso, e questa è l’immagine che ci si staglia davanti: un mercante e una mendicante che guardano in direzioni opposte pur cercando, in fondo, la stessa cosa. E anche noi siamo lì per lo stesso motivo; perché abbiamo fame, di mondo, colori, odori, facce, voci e, perché no, meuza, schetta o maritata che sia, poco importa.
venerdì 19 marzo 2010
sabato 13 marzo 2010
lunedì 8 marzo 2010
domenica 28 febbraio 2010
mercoledì 24 febbraio 2010
sabato 20 febbraio 2010
mercoledì 17 febbraio 2010
martedì 16 febbraio 2010
Iscriviti a:
Post (Atom)